A firma di uno storico che ama scomporre i miti, accarezzare i veleni e scavare dove i libri fanno silenzio.
“Figlia del papa, sorella di un assassino, moglie per contratto, eppure donna con un cuore e un intelletto affilato come il pugnale che la storia le ha cucito addosso.”
Nel teatro decadente del Rinascimento italiano, dove i palazzi odorano di incenso e sangue, e i cardinali ballano con le cortigiane sotto il manto della Chiesa, Lucrezia Borgia appare come una figura al tempo stesso luminosa e torbida. Nata nel 1480, figlia di Rodrigo Borgia, il futuro papa Alessandro VI, e Vannozza Cattanei, una donna dell’alta borghesia romana, Lucrezia non fu solo il volto angelico di una delle famiglie più discusse della storia europea. Fu anche lo specchio deformante dei vizi e delle virtù di un’epoca senza misericordia.
Un’infanzia tra incenso e intrighi
Cresciuta in ambienti di potere dove la fede era strumento e il sesso, strategia, Lucrezia fu promessa sposa a soli 11 anni, poi sposata a 13 con Giovanni Sforza, un matrimonio annullato appena divenne inutile alla causa Borgia. Secondo le voci dell’epoca – e qui comincia il sapore dello scandalo – Giovanni fu costretto ad ammettere impotenza per coprire un annullamento politicamente voluto.
Ma il pettegolezzo si fece veleno: si disse che Lucrezia era incinta del fratello Cesare, il famigerato Duca Valentino, condottiero, amante del potere e, per alcuni, anche della sorella. In questa rete di accuse, silenzi e sguardi torvi, la giovane Lucrezia iniziò a galleggiare: né vittima, né colpevole. Solo – forse – ingabbiata.
L’incesto, il veleno e l’assassinio: leggenda o verità?
Le accuse che la storia ha appeso al suo nome fanno rabbrividire anche i moderni tabloid:
- Incesto con il padre papa (Alessandro VI).
- Incesto con il fratello Cesare.
- Complice silenziosa negli omicidi orchestrati dalla famiglia, tra cui quello di Alfonso d’Aragona, suo secondo marito.
- Presunta utilizzatrice di anelli avvelenati, usati per eliminare nemici nelle cene diplomatiche.
Eppure, nessuna prova concreta è mai emersa. Solo lettere bruciate, cronisti corrotti, dicerie amplificate dai nemici dei Borgia (e ce n’erano molti, a cominciare dalla Repubblica di Venezia e dai cardinali rivali).
Quello che è certo è che Lucrezia fu usata, sacrificata e riciclata come strumento politico, più volte. Quando il papato ne aveva bisogno, veniva sposata. Quando cambiavano gli equilibri, veniva annullata o vedovata.
Alfonso, il marito scomodo (e morto misteriosamente)
Il caso più emblematico resta la morte del secondo marito, Alfonso d’Aragona, duca di Bisceglie. Giovane, bello, amato da Lucrezia, ma ostacolo al potere del fratello Cesare.
Nel 1500 Alfonso venne pugnalato nel cortile del Vaticano. Sopravvisse. Ma morì soffocato nel suo letto settimane dopo. Chi lo finì? Le cronache dell’epoca indicano “uomini del Valentino”. Lucrezia, si disse, era presente. Piangeva. Ma non fermò nessuno.
Fu connivenza o impotenza? Fedeltà alla famiglia o paralisi del cuore?
Da mostro a mecenate: la metamorfosi finale
Dopo la morte del padre e la rovina dei Borgia, Lucrezia rinacque a Ferrara come duchessa d’Este. Divenne madre, protettrice delle arti, amica di poeti e umanisti. Accolse e promosse Tasso, Ariosto, Bembo. Fondò conventi, si immerse in opere pie, cercò di redimere il proprio nome attraverso la bellezza e la cultura.
Morì a 39 anni, sfinita da un parto, come molte donne del suo tempo. Ma non qualunque donna lasciò questo mondo. La sua figura restò sospesa tra icona e incubo.
Lucrezia è leggenda… ma anche riflesso
Chi era davvero Lucrezia Borgia?
Una santa scaltra? Una vittima ornamentale? Una femme fatale rinascimentale ante litteram?
Forse tutto questo insieme. Ma di certo fu lo specchio di un potere maschile che usava le donne come alleanze ambulanti, che metteva a tacere le voci scomode con il veleno o con la calunnia, e che temeva più una mente raffinata che un esercito intero.
Perché ciò che rese Lucrezia immortale non fu il corpo, ma il mistero.
In fondo, la vera colpa di Lucrezia potrebbe non essere stata quella di amare troppo, ma di essere nata Borgia… e di aver imparato a sopravvivere.