Le rune (dal nordico antico runar, “scrittura segreta”) sono i 24 caratteri grafici particolari del mondo germanico. Raggiunsero la massima diffusione tra il 400 e il 1100, poi cedettero all’avanzata del cristianesimo e dei caratteri latini. Gli ultimi a usarle, molto modificate e sino alla fine dell’Ottocento, furono gli abitanti di un piccolo villaggio svedese.
Le iscrizioni runiche più antiche (100 a. C. – 200 d. C.) dovevano probabilmente essere su legno, perché non ne resta documentazione. I primi documenti runici databili (circa IV secolo d. C.) provengono dalle regioni meridionali scandinave e sono iscrizioni su armi, ornamenti e altri oggetti.
A differenza dell’alfabeto greco e latino, che prendono il nome dalle prime due lettere, alfa e beta, ‘a’ e ‘b’, la serie delle rune germaniche è chiamata “futhark” dai primi sei dei 24 segni (che si associano a gruppi di otto: f, u, th, a, r, k, g, w – h, n, i, j, p, e, r, s – t, b, e, m, l, ng, d, o).
Ogni runa può avere valore ideografico, cioè rappresenta anche un concetto. Per esempio, la runa ‘m’ significa uomo. Infatti, in gotico, tedesco e inglese la parola uomo inizia con la lettera ‘m’: “manna”, “mann”, “man”. L’origine delle rune non è ancora certa. In passato fu messa in relazione con l’alfabeto greco (che ha 24 segni), ma questa possibilità è stata poi scartata. Più accreditata è l’origine latina.
L’alfabeto cirillico prende il nome da San Cirillo, a cui è tradizionalmente attribuito. Adottato dagli slavi ortodossi, deriva dall’alfabeto greco maiuscolo.

Tipologia di iscrizioni runiche
Iscrizioni su steli funerarie con inciso il nome di chi le ha eseguite oltre al nome di chi è stato sepolto ed il nome di chi