l Faro di Alessandria: non un semplice faro, ma una dichiarazione di potere cosmico
Tra le sette meraviglie del mondo antico, solo una non era tempio, né tomba, né statua di culto. Era il Faro di Alessandria, costruito nel III secolo a.C. sull’isola di Pharos, davanti al porto della capitale tolemaica.
Con i suoi 120 metri di altezza, era la struttura più alta mai costruita dall’uomo fino all’età moderna. Ma non serviva solo per guidare i marinai. No. Serviva per dichiarare al mondo che ad Alessandria si dominavano le scienze celesti, il sapere terrestre e i traffici commerciali del Mediterraneo.
E questo, a qualcuno… non piacque.
Una torre astrologica sotto mentite spoglie
Secondo alcuni testi gnostici e fonti arabe medievali, il Faro non era solo un faro. Era un osservatorio stellare, calibrato con precisione sulle posizioni di Sirio, Aldebaran e la Cintura di Orione.
Alcuni cronisti musulmani parlano apertamente di “strumenti di rame che captavano i suoni del cielo” posti nella cupola superiore. Altri ancora riferiscono che la sommità ospitava specchi lucenti rotanti (forse antichi eliografi), capaci di proiettare raggi fino a 50 km al largo.
Si dice che ogni equinozio d’autunno, un fascio di luce colpisse un punto preciso del porto, segnando l’inizio di una cerimonia sacra riservata ai sacerdoti-astronomi della scuola alessandrina. Era un tempio mascherato?
Il misterioso crollo… o sabotaggio?
La storia ufficiale vuole che il faro sia stato danneggiato da tre terremoti tra l’VIII e il XIV secolo. Ma i racconti di quei secoli sono pieni di incongruenze, ed ecco dove si fa scandalo.
- Secondo il geografo arabo Al-Masʿūdī, l’ultimo grande crollo non fu causato da un sisma, ma da un sabotaggio voluto dal potere mamelucco nel XIV secolo, con la complicità di alcuni “uomini d’occidente”. Il motivo? “Conteneva segreti non destinati agli infedeli.”
- Alcuni storici islamici sostengono che la cupola fu smantellata di proposito perché recava simboli astrologici e iscrizioni eretiche di origine greca e caldea.
- Un documento del 1325, conservato a Istanbul ma consultato raramente, menziona una spedizione veneziana che recuperò “una lente fiammeggiante dallo sguardo di ferro” dalle rovine del faro, subito nascosta in qualche convento lagunare.
Cos’era questa “lente”? Un’arma? Un telescopio ante litteram? O un oggetto rituale perduto?
Un sapere troppo pericoloso per sopravvivere
Il Faro di Alessandria concentrava tutto ciò che i poteri religiosi e politici del Medioevo temevano:
- era un monumento laico che parlava di stelle, rotte e conoscenza, non di Dio;
- era una torre fallica di controllo, un simbolo dell’egemonia alessandrina sulla cultura del mondo antico;
- era una biblioteca verticale, incisa di simboli e di matematica sacra.
Troppo eretico per Roma, troppo pagano per l’Islam, troppo sofisticato per essere compreso dai secoli bui.
E così, come la Biblioteca di Alessandria, non fu distrutto una volta soltanto, ma più volte, più volontà, e sempre con un unico scopo: spegnere una luce che non doveva più illuminare.
La linea tra faro e stella
Il nome “Pharos” – da cui nasce la parola “faro” in tutte le lingue romanze – non è casuale.
In greco antico, Pharos è anche un termine connesso all’illuminazione spirituale, all’occhio interiore. Per alcune correnti alessandrine, il faro era un simbolo dell’anima che attraversa le acque della materia per ritrovare la sua origine celeste.
In astrologia, la sua posizione coincideva con l’ascendente di Sirio durante l’anno 331 a.C., quello della fondazione di Alessandria. Una coincidenza? O un progetto iniziatico camuffato da architettura?
Perché parlarne oggi
Viviamo in un’epoca in cui le torri della conoscenza vengono costruite di nuovo… e abbattute di nuovo. Il faro non è solo una rovina. È un monito. È il segno che la luce della verità, se troppo potente, viene sempre oscurata dai guardiani dell’ignoranza organizzata.
Il Faro di Alessandria non fu solo una meraviglia. Fu un atto di sfida. Fu un grido nel buio. E il fatto che oggi ne restino solo pochi blocchi sommersi… è forse la prova più scandalosa del suo potere.
E se esistesse ancora, in qualche forma, il sapere che illuminava il mondo da Pharos? Forse non sotto forma di pietra… ma di memoria. O di rinascita.