I Metalupi sono esistiti davvero? i segreti astrologici sepolti nei secoli

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“Quando lupi più grandi dei cavalli correvano sotto cieli stellati e lunari, gli uomini tremavano… o li seguivano.”

Nel gelo delle foreste dell’Eurasia e nel cuore delle leggende artiche, si cela una creatura tanto reale quanto controversa: il metalupo. Reso celebre nella fiction contemporanea da Game of Thrones, dove protegge i figli degli Stark come spiriti totemici, il “direwolf” non è solo frutto di penna e CGI. È esistito davvero. Ma non solo nei fossili.

Metalupo, ovvero Canis dirus: realtà paleontologica o censura zoologica?

Il Canis dirus, nome scientifico del cosiddetto “dire wolf”, visse davvero. I primi resti furono ritrovati nella famosa La Brea Tar Pits in California e risalgono a circa 125.000 – 9.000 anni fa, durante il tardo Pleistocene.

Era più grosso, più muscoloso e con una mascella più potente del lupo grigio moderno. Era predatore alfa, mangiava cavalli, bisonti e… probabilmente anche uomini, come alcune incisioni rupestri siberiane sembrano indicare.

Ma ecco il punto oscuro: secondo fonti mai confermate ufficialmente, esisterebbero resti più recenti databili anche al X secolo d.C., in regioni nordiche e caucasiche. Resti che sarebbero stati sequestrati da apparati statali e religiosi, considerati “eretici” o “non compatibili con la cronologia creazionista medievale”.

Creatura sacra, spirito guerriero, simbolo celeste

Nel mondo antico – prima della colonizzazione cristiana del simbolismo – il lupo non era solo temuto: era venerato.

  • I Celti lo vedevano come guida dei morti e guardiano della soglia tra i mondi.
  • Gli Sciamani mongoli evocavano lo spirito del “Grande Lupo” come guida stellare, associata a Sirio, la stella del cane.
  • I Germani parlavano di Fenrir, il lupo cosmico destinato a ingoiare il sole alla fine del mondo.
  • In Iran e Armenia, testi zoroastriani fanno riferimento a lupi “dai denti di ferro e occhi di fuoco” che proteggevano la luce sacra.

La domanda è: tutte queste culture indipendenti parlavano metaforicamente… o hanno visto davvero qualcosa?

Scandali documentati e censure accademiche

Nel 1783, un naturalista tedesco al seguito di Caterina la Grande, Johann M. Kruger, documentò nel Caucaso una serie di attacchi a villaggi da parte di “lupi grandi quanto puledri, dai denti neri e il fiato fumante”. I rapporti furono pubblicati… e poi ritirati dai registri imperiali. Lo stesso Kruger scomparve nel 1787 durante una seconda spedizione.

Nel 1914, alla vigilia della Grande Guerra, alcuni esoteristi e studiosi di astrologia animale legati alla Golden Dawn scrissero che le truppe russe in Manciuria avevano “avvistato ombre che non erano né lupi né uomini” ma creature “progenie dell’età oscura”.

Tutti questi eventi sono stati archiviati come isterie, visioni, o frodi popolari. Ma chi decide cosa è frode e cosa è realtà?

Il metalupo e l’astrologia animale

Nella tradizione astrologica sumera e vedica, si parla di costellazioni scomparse, tra cui una chiamata Lupus Magnus, che secondo testi babilonesi era visibile nel cielo invernale prima del Diluvio. Era il guardiano delle soglie celesti, protettore dei giusti e cacciatore dei corrotti.

Nei trattati astrologici minori europei del XIII-XIV secolo, esistono riferimenti a un “segno perduto” – il tredicesimo animale – che accompagnava le eclissi lunari e le congiunzioni oscure tra Marte e Saturno. Viene raffigurato come un lupo con occhi stellati e lingua infuocata. Chi lo sognava, dicevano, era chiamato a grandi imprese o a una morte eroica.

Pedine o profeti? Perché ci fanno paura i metalupi

Il metalupo non è solo un animale preistorico. È un’ombra collettiva. È l’archetipo della bestia che non si piega, che segue la luna e sfida l’uomo quando l’uomo tradisce la natura.

È il simbolo del potere indomabile che ogni impero, ogni religione organizzata, ogni potere dogmatico ha cercato di eliminare: non perché pericoloso, ma perché libero.

Nella modernità, abbiamo seppellito il metalupo sotto montagne di razionalismo. Ma lui torna, sotto forma di mito, arte, letteratura, videogiochi, serie TV. Non lo abbiamo mai davvero dimenticato.

E se…

E se i metalupi non fossero mai davvero scomparsi?

E se alcune stirpi isolate, frutto di ibridazioni naturali (come quelle documentate in Siberia nel 1992), fossero sopravvissute negli angoli più selvaggi del pianeta?

E se il mito non fosse solo memoria, ma avvertimento?


Perché forse, alla fine, i metalupi non sono mai stati creature da temere… ma la parte di noi che abbiamo paura di risvegliare.

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